Il secondo in classifica: Donatello

Opere

  1. San Giorgio + basamento
    – San Giorgio → statua a tutto tondo in marmo
    – basamento → basso rilievo in marmo
  2. Convito di Erode → basso rilievo in bronzo dorato (= rivestito d’oro)
  3. Monumento equestre di Erasmo da Narni detto il Gattamelata → a tutto tondo in bronzo, è il monumento per eccellenza di Donatello
  4. Maddalena penitente → a tutto tondo in legno dipinto e dorato; è rappresentata nuda e coperta solo dai capelli lunghissimi. Il nudo prima era oggetto di vergogna quindi veniva coperto con panneggi, ora invece no perché si vuole risaltare un realismo crudo.
  5. David → a tutto tondo in bronzo
  6. Cantoria → in alto rilievo in bronzo, mosaico e marmo. Balconcino interno alla Chiesa dove le persone andavano a cantare; sulla balaustra le colonne sono distribuite a due a due in modo tale da rimandare al fregio dorico costituito da metope e triglifi. Il colonnato rimanda alla peristasi che sorregge una trabeazione, decorata da angioletti che danzano

Anche Donatello riprende il Classicismo nell’uso della tecnica della fusione in bronzo, nel tutto tondo, nella stata equestre (presa dagli antichi romani; l’unica rimasta è quella di Marco Aurelio. Donatello deve averla sicuramente imitata. È l’ultima rimasta in quanto ritenuta effige di Costantino, cioè rimanda al primo re cristiano. Le altre infatti furono fuse perché ritenute rappresentanti di imperatori pagani), nel nudo utilizzato solo per le figure mitiche, nell’espressività e naturalismo.

Un’innovazione è la tecnica dello STIACCIATO: Donatello usa la prospettiva per la profondità e lo stiacciato, cioè sono in rilievo maggiore le figure in primo piano (es. ne “il convito di Erode” la testa del servitore a tutto tondo e i personaggi lontani in bassissimo rilievo).

Brunelleschi e la razionalità dello spazio!

Brunelleschi è considerato principalmente un architetto, nonostante fosse anche orafo e scultore.
La sua arte è caratterizzata da:

  • CLASSICISMO: riprende alcuni elementi classici come i capitelli dorici, ionici e corinzi, oppure il ripetersi delle arcate (in quel periodo il resto d’Europa era caratterizzato dagli archetti ogivali)–>disprezza l’arte gotica;
  • PROSPETTIVA: anche se non abbiamo sue opere che risaltino la prospettiva in quanto era architetto, quest’informazione è arrivata a noi grazie a delle fonti scritte probabilmente appartenenti ai monaci amanuensi;
  • PROPORZIONI: è presente un’armonia dei numeri che seguono criteri razionali e che hanno quindi rapporti precisi

Lo spazio creato è essenziale. Gli architetti delle cattedrali cercavano sempre di impressionare l’osservatore con grandi edifici costruiti a misura di Dio. Brunelleschi invece lavora a misura d’uomo.

OPERE e CARATTERISTICHE

  1. Lo Spedale degli Innocenti
    arco a tutto sesto
    – clipei o tondi
    – trabeazione (architrave+fregio liscio+cornice)
    – finestrecoronate (=alla sommità hanno un timpano)
  2. Chiesa di San Lorenzo
    ricerca di semplicità ed essenzialità
    – ripetizione di arcate  a tutto sesto inquadrate da lesene (colonne appiattite con capitello corinzio)
    – trabeazione classica
    – sopra il capitello corinzio il DADO BRUNELLESCHIANO (sua invenzione)
  3. La Sagrestia Vecchia di San Lorenzo
    tondi nelle lunette, nei pennacchi e nella trabeazione
    – finestre
    – lunette centinate (=alla sommità hanno un arco)
    – pennacchi
    – pietra serena (pietra grigia)
    – intonaco
    – piccola abside o scarsella (abside di una sagrestia)
    – portoni con timpani e colonne ioniche
    – stemmi araldici che rappresentano i Medici, famigli a committente
    – cupola ombrelliforme caratterizzata da 12 costoloni
    – pianta quadrata
    – arcone che sorregge la cupola
    – numeri che rappresentano le forme e aventi un significato simbolico
  4. Santa Maria del Fiore

 

 

 

 

 

 

IL DADO BRUNELLESCHIANO

Parmenide e la scuola eleatica…

Alla scuola pitagorica si succede quella di Elea o eleatica. La scuola ionica non aveva accettato fino in fondo il divenire del mondo. L’unica cosa che ha permanenza è la sostanza. A un certo punto gli ionici il divenire del mondo era solo apparenza (le cose non nascono e non muoiono), il principio è e rimane. Per la scuola eleatico il principio diventa metafisico cioè una sostanza che ha necessità di essere. Già Anassimandro aveva anticipato questa astrazione del principio.

ImmagineParmenide è il fondatore dell’eleatismo, personaggio molto stimato soprattutto da Platone che ne cita e ne riporta il pensiero. Veniva da Elea sulla costa vicino a Paestum (Campania). Vive durante la sessantesima olimpiade (forse 540 a. C.). Parmenide viene formato dai pitagorici.

Scrive il poema sulla natura inizialmente trascurato e poi rivalutato. Utilizza una narrazione mitica e quasi come utilizzando il cliché di Omero. E’ rappresentato come un viaggio in questo mondo dove il protagonista viene in contatto con questa divinità innominata.
Il poema è diviso in 4 parti:

  1. proemio: il poeta descrive il suo viaggio a cospetto della dea innominata (chiamata così per scelta)
  2. 2° parte: vengono approfonditi i presupposti teorici da cui si hanno una serie di conseguenze nella storia
  3. 3° parte: autore realizza un’esposizione della realtà, cioè parla del principio primo della verità
  4. 4° parte: le opinioni mortali sulla dea

La dea si rivolge all’iniziato, cioè alla persona che entra in questo mondo con un programma di insegnamento che si articola in due parti: una che approfondisce la logica e una che approfondisce le realtà scientifiche.

Parmenide come autore si caratterizza per le vie della ricerca.

Esistono due vie principali:

  1. parla della necessità dell’essere; infatti si dice che l’essere è e non è possibile che non sia
  2. parla dell’essere che non è è necessario che non sia

Sono due vie contraddittorie per Parmenide, infatti l’una esclude l’altra.

Prima via → via di persuasione perché conduce alla verità

Seconda via → via dell’iniziato, la dea la definisce impercorribile

Per quanto riguarda l’essere Parmenide declina le qualità dell’essere stesso, cioè fare un elenco e svilupparlo (es. declinazioni di latino). È ingenerato (nessuno lo ha creato), imperituro (non potrà morire), tutto intero (è uno → pitagorici), continuo (per sempre), indivisibile, immobile, estraneo al tempo (eterno); se non si ammettono tutte queste cose si può arrivare a dire che esiste il non essere. È in principio, è simile a un dio.

Il poema di Parmenide tratta l’ultima parte sulle opinioni dei mortali. Questi credono che l’essere sia generato da qualcosa, corrotto in continuo movimento e mutamento. Queste credenze dell’uomo comune lo costringono a negare l’esistenza logica dell’essere.

Questo essere è caratterizzato da un principio di astrazione. Questa è una novità in Parmenide e affronta il tema delle forme cosmiche e dice analizzando la verità abbiamo due forme fondamentali. La luce (fuoco) e la notte. Il fuoco è caldo e luminoso, la notte fredda e pesante. Parmenide rappresenta la pervasività di questi elementi. La mescolanza tra la luce e la notte crea quasi un’attrazione sessuale.